"Come ho trovato la gioia"

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gioiaIl profumo del vento di primavera ….. il calore del sole in alta montagna ….. la risonanza di certa musica con le corde del cuore ….. il colore del cielo in una sera di maggio ….. queste e tante altre cose potrei scrivere quando penso alla mia vocazione.  La vocazione alla vita contemplativa è, nella mia esperienza, qualcosa di più che una semplice cronistoria, purché necessaria di come sono andate le cose.

E’ stato un incontro, l’incontro con il Dio della vita che fa nuove e belle, Lui solo, tutte le cose. Ma perché ci fosse questo incontro è stato necessario il tempo in cui il seme muore, per rinascere, a primavera, ai profumi e colori della vita.
“Ecco: c’è un giorno che tutte le cose sembrano stanche e perfino gli odori, mentre vagano nell’aria pesante, sono vecchi e consueti. E’ un fatto che non si può spiegare, ma si sente che è così. Poi il giorno seguente – eppure non c’è assolutamente nulla di cambiato – tutti gli odori sono nuovi e deliziosi ….. ”.
Forse chi è scout riconoscerà in queste righe quel magnifico racconto del “Libro della giungla” in cui Mowgli, sopraggiunta la primavera, dopo anni di giungla sente dentro un inquietudine, un malessere che non comprende. Era il tempo per lui di ritornare all’uomo e abbandonare la giungla. Mowgli o non Mowgli, qualcosa di tutto questo l’ho provata anch’io.
Fino a 19 anni ero una persona “normale”: ero (e sono!) scout, scuola, università, amicizie, affetti, pallavolo, inglese …. Fu con gli scout, nel 2002, che approdai per la prima volta qui a Bra, nel monastero delle Sorelle Clarisse. Apparentemente, un’uscita come le altre, ma ci sono nella vita fatti, sensazioni, esperienze, incontri, che hanno sopra e dentro una luce speciale, che si riesce a intravedere solo a posteriori. Tornai a casa con una passione, grande, per la Bibbia e la Preghiera.
Poi con l’estate tutto passò. L’anno dopo un’altra uscita in un Monastero diverso. Al ritorno stessa passione, stessa estate. Ma dentro Qualcuno lavorava e io, a vent’anni, iniziavo a pensare al futuro, alla mia vita.
Una fredda mattina d’inverno, dopo sei anni, decisi di andare a confessarmi. Ero contenta, ma quella sera successe qualcosa di strano. A un certo punto fu come se tutta la vita che avevo dentro fosse uscita fuori. Ero vuota. Completamente svuotata di ogni desiderio, gioia, voglia. Da quel giorno niente mi dava più soddisfazione, ero tremendamente infelice, niente e nessuno poteva colmare quel vuoto: riempivo la mia vita di attività e persone, ma inutilmente. Anche il servizio con gli scout non mi riempiva più: avevo dentro una sete di arrivare al cuore dei fratelli e delle sorelle. Avevo, pur senza saperlo, una grande sete di Dio.
Dentro di me una domanda: “Signore, cosa devo fare? Cosa mi sta succedendo? Non so più dove sbattere la testa!”. Speravo di trovare un posto in cui quel vuoto mi desse tregua: andai a Bose, Pra’d Mill, La Salette. E, finalmente, Taizè. Lì mi accorsi che dentro di me c’era un desiderio di entrare in relazione con Dio, di capire cos’era la preghiera, cosa succede quando una persona parla con Dio. E lì, nel buio di quella notte, davanti al Crocifisso ci fu “l’incontro”.
Era come se il Signore mi avesse detto: “Non preoccuparti, il tuo futuro è già pensato”. Fu un’iniezione di fiducia: anche se tutto continuava ad andare apparentemente storto, trovava tuttavia un senso dentro di me. Tornata a casa mi gettai nella preghiera e in un cammino di discernimento, finché un giorno mi venne in mente il Monastero delle Clarisse di Bra. Perché Bra e non altri posti? Questo sta nei pensieri e nel cuore di Dio: era una di quelle intuizioni che Qualcuno aveva posto in me. Io l’avevo semplicemente lasciata venire a galla. Contattai le sorelle e in caldo pomeriggio d’agosto (roba da pazzi) raggiunsi il Monastero.
Quando arrivai, quel vuoto, così come anni prima si era creato, si riempì improvvisamente. Avevo trovato la pace. Ma, più che tutto, ero arrivata, finalmente, a casa. “Per tutti la vita è come un ritorno a casa ……. tutti i cuori irrequieti del mondo cercano la strada di casa. Casa: il dizionario la definisce sia come un luogo di origine sia come uno scopo o una destinazione …… “ Così iniziava “Patch Adams” e così mi sentivo in quel momento.
Iniziai un cammino di confronto e conoscenza con le sorelle, finché nel 2009 entrai. Avere fatto esperienza dell’amore folle di Dio per me e per il genere umano mi rende innamorata di Cristo e appassionata per l’umanità, desiderosa di crescere nel rapporto di sponsalità con Lui e allergica al pensiero delle suore come persone acide e infelici. La vocazione di contemplativa, figlia di Santa Chiara e San Francesco, non è “dire preghiere”, ma è il dono di vivere cuore a cuore con Dio.
E il trovare il cuore dei fratelli e fare esperienza di ciò che vivono. E con loro portarlo a Dio perché il cuore di ogni essere umano conosca, un giorno, i profumi della primavera e la strada di casa.

Suor Maria Gioia
Monastero Clarisse Bra