Povertà e solitudine degli atei

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DonMarioCaro Direttore, ho letto quanto ha detto su Dio, il premio Nobel PARISI, mi spiace molto che sia ateo. Nessuno è più povero, anche se scienziato, di un ateo: è solo con se stesso! Sarei lieto che il prof. Zichichi, un grande scienziato, ma credente, dialogasse con lui. Ha ragione la professoressa Caruso, che oggi c’è un vero pericolo per chi non ha gli strumenti conoscitivi e comunicativi: rischia di seguire il parere di chi si professa ateo.

Conosco molti studenti del Politecnico di Torino, che abbandonano la Fede, ascoltando gli insegnamenti dei professori che si professano non credenti. Conoscendo gli atei, posso affermare che nessuno è più povero e più solo di loro, immersi nelle loro certezze solitarie. Nessuno è più solo di un ateo! Più povero di un senza tetto, di una persona affamata, di chi è disoccupato. L’ateo è veramente l’ultimo, che deve essere il primo nel nostro cuore di credenti, nelle nostre preghiere, nella vita ecclesiale. Come sarebbe bello che si ripristinasse in ogni Diocesi, la “Cattedra dei non credenti”, per aiutare questi nostri fratelli e sorelle a scoprire la gioia prima della Fede! Non dimentichiamo mai di quanto afferma S. Tommaso d’Acquino: “la prima grazia che dà il Signore, è la grazia della Fede!” Non c’è dono più grande, fonte della massima gioia nella vita, partecipazione della Festa senza Fine, che è Dio stesso!

Articolo di Don Mario Foradini pubblicato sull'"Avvenire"