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Uno sguardo sulla città

Uno sguardo sulla cittaQuesto libro di don Mario Foradini raccoglie una serie di sue lettere scritte nel corso degli anni al quotidiano La Stampa. Gli argomenti trattati dall’autore, sempre molto concreti e sinceri, offrono uno spaccato di storia cittadina degli ultimi vent’anni, ricco di problematiche e iniziative che hanno segnato la vita ecclesiale, sociale e culturale di Torino.

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Don Mario Foradini è l’anima di San Secondo “Un libro prima di lasciare il mio incarico”

La mia città raccontata dalle lettere a La Stampa

di Maria Teresa Martinengo – La Stampa 24/03/2019

LA STORIA

Vent’anni di lettere a La Stampa: attraverso il nostro giornale don Mario Foradini è andato oltre il suo colloquio con i parrocchiani di San Secondo, dov’è da 42 anni, a ha dialogato con la città e con il mondo. Ora, a qualche mese dal momento in cui lascerà il suo incarico per raggiunti (e oltrepassati) limiti di età, quelle lettere sono diventate “Uno sguardo sulla città”, un libro stampato in duemila copie che offrirà ai parrocchiani e alle istituzioni che lui spesso ha interpellato, richiamato, invitato a “vedere di persona”.

“Mi pare necessario costruire dei ponti”, dice don Mario.

“Mi chiedono sovente com’è Torino: la definizione l’aveva data Giovanni Paolo II nel 1980 quando aveva parlato di tre anime: l’anima marxista, l’anima borghese e l’anima cattolica. Per capire la realtà della città bisogna capirne la storia. Torino è stata fatta da casa Savoia, dalla massoneria, dal potere economico politico e dalla Chiesa. Ma i problemi si risolvono col dialogo, nel rispetto delle proprie identità, con un’apertura da cuore a cuore, da verità a verità. E si può fare”

LE RAGIONI

“Ho 82 anni, il vescovo mi ha sempre detto: se ce la fai rimani, ma adesso è ora di cambiare”, spiega don Mario. Ma di energia, da combattente come è sempre stato, ne ha ancora tanta, e molto avrà ancora da fare con quel progetto straordinario e necessario, a cui ha dato vita ormai molti anni fa, che è la Clinica della Memoria per i malati di Alzheimer , che ora pare essere in dirittura d’ arrivo. Anche raccogliere quegli interventi, 150 circa a partire dal febbraio 1997, a Don Foradini oggi è sembrato necessario. Basta scorrerle per capire che non hanno perso forza e intensità. “Le lettere mandate via via sui vari problemi che nascevano – spiega – cercano di dare anche a distanza un orientamento di fiducia, di positività e di fede a una società che ha bisogno di luce”. Difficile elencare tutti i temi: famiglia, rispetto degli altri, droga, l’eccesso di ore di lavoro per alcuni a fronte di tanta disoccupazione per altri, l’impegno o il disimpegno della politica, il consumismo, la scuola, ma anche i ponteggi sulla facciata di Porta Nuova che sembravano eterni, gli animali amati più degli esseri umani. “Le lettere sono l’eco della città, sono originate dalle circostanze”. Ma non solo. “Ho scritto molto sulle armi, sul loro commercio. Su questo tema mi sono rivolto anche al presidente Obama: il commercio delle armi è uno scandalo che noi subiamo perché non abbiamo forza per opporci”.

SPERANZA

Il parroco di San Secondo offre le sue osservazioni alla riflessione. “Le lettere rilevano la necessità di curare la coscienza, la fiducia, la fede, che sono elementi fondamentali. Cercano di aiutare le persone a prendere coscienza della loro dignità, del loro valore e soprattutto a scoprire che il bene fa bene e il male fa male. Il male porta solitudine, vuoto interiore. Oggi anche nelle famiglie c’è tanta solitudine. Manca il gusto di vivere: abbiamo costruito una società che non dà gioia di esistere. Bisogna aiutare le persone a vivere in modo positivo, a fare esperienze positive. Torino ha tanti volontari: chi fa il bene è sereno. Abbiamo molte opportunità in questa città, ma anche molta contrapposizione perché manca la volontà di dialogo”. Per Don Foradini il compito dei giornali è “aiutare l’apertura reciproca per far emergere il positivo”. Lui li ha usati, dialogando prima con lo scrittore Oreste Del Buono, con i direttori, con Enzo Bianchi con quell’obiettivo. E continua a farlo. L’arcivescovo Cesare Nosiglia nella presentazione ha scritto che il libro “è stimolante per dare speranza, è invitare a non rassegnarsi mai di fronte a qualsiasi difficoltà”.

“UN REGALO PREZIOSO”

Flavio Corazza, caporedattore centrale de La Stampa, nella sua introduzione ha sottolineato che il libro “non è solo una testimonianza, ma offre la comodità di tenere un dialogo aperto con se stessi, con i nostri comportamenti, con l’attenzione che abbiamo (o non abbiamo) verso gli altri, anche con le scelte politiche che facciamo nella nostra vita. E’ un regalo prezioso”.

 

Uno sguardo sulla citta

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